Questo articolo è la premessa per dare un senso comune ai lavori che verranno qui pubblicati nei prossimi mesi. Una sorta di filo di Arianna che orienta e tiene insieme i vari approfondimenti che ciascun professionista deciderà di sviluppare.
Gruppo di professionisti che dialogano
Stiamo inaugurando una nuova fase della nostra storia come Centro Mera-Gorini, contrassegnata dalla consapevolezza di essere, prima di tutto, una equipe. Ossia, un gruppo di professionisti che dialogano, si confrontano, scambiano punti di vista e cercano, così facendo, di sviluppare un pensiero più esteso.
Per tale ragione, abbiamo deciso di rivedere il nostro modo di fare divulgazione culturale, intendendo procedere in maniera coordinata anche riguardo alla comunicazione col pubblico.
Il progetto editoriale
Definiremo trimestralmente dei temi generali, da sviscerare attraverso lavori di approfondimento su aspetti specifici del medesimo tema. Ognuno porterà la propria esperienza, sensibilità e professionalità. Punti di vista diversi e, come sempre, complementari.
Realtà umana che incontriamo nella quotidianità
Per la selezione dei contributi specifici, ci lasceremo ispirare dalla realtà umana che incontriamo nella quotidianità del nostro lavoro. Ipotizziamo a priori un itinerario di massima, un “canovaccio” di argomenti da approfondire, ma rimanendo aperti a variazioni del percorso strada facendo, man mano che il pensiero si sviluppa nel cercare un canale di comunicazione. Perché il pensiero, per essere evolutivo, deve essere anche creativo, e la creatività può avere luogo solo quando è libera di muoversi, entro una cornice di “senso” che sia al contempo ampia e delimitata.
Perché parlare di comunicazione familiare?
Lo spunto per scegliere il tema di questo trimestre, proviene da riflessioni condivise nel contesto di uno dei nostri abituali momenti di confronto sui casi. Parlando delle rispettive esperienze professionali, ci siamo resi conto di come spesso abbiamo a che fare con persone alle prese con forme di sofferenza psichica grave, dalla cui storia di sviluppo non figurano, però, veri e propri “traumi” ben delineabili.
Modi di comunicare distorti
Il tentativo di trovare senso ai loro sintomi ci ha portati a constatare come, spesso, nelle loro famiglie di origine vi fossero modi di comunicare (affetti, ruoli, aspettative sulla relazione…) non solo distorti, ma anche molto sottili e invischianti: la distorsione, in altri termini, avveniva per lo più implicitamente.
Questo fatto rende ancora più difficile il tentativo di districarsi dal groviglio di significati andati in cortocircuito.
È difficile per la persona che ha accumulato esperienze familiari di quel tipo perché, ad esempio, NON SA di essere stata manipolata o abusata, e quindi vive il peso di questa condizione come se fosse un proprio deficit congenito, immutabile. Non può nemmeno arrabbiarsi. Anzi, a volte, sente l’imperativo interno di essere persino riconoscente, grata, verso chi le ha fatto credere di volere ciò che non voleva, desiderare ciò che era per lei indesiderabile. Una capacità di “spacciare” i bisogni e desideri del genitore come se fossero bisogni e desideri del figlio (o del fratello/sorella) da premio oscar, tanto arriva potente e indiscussa.
Questa condizione è difficile anche per i professionisti della relazione d’aiuto, perché ci si ritrova a dialogare con frammenti di esperienza, piuttosto che con persone unitarie, o meglio, dotate di un senso del Sé stabile e capace di integrare i diversi punti di vista e bisogni. È come muoversi in un labirinto di specchi che riflettono, deformano, ingigantiscono o sminuiscono l’esperienza soggettiva, relegandola a un territorio dai contorni sempre più sfumati e inaccessibile.
Parlando di queste situazioni e degli approfondimenti teorici che ognuno di noi stava facendo per proprio conto in quel periodo, ci siamo accorti di stare lavorando parallelamente su un filo conduttore molto simile. Allora, perché non unire le forze per la causa comune?
I contenuti di questa sezione speciale
Il tema della comunicazione familiare verrà approcciato a partire dai diversi registri linguistici di cui ciascun professionista Mera-Gorini è portatore. Chi ha un background sistemico-familiare, chi di tipo psicodinamico, chi cognitivo-costruttivista; chi si pone dal particolare punto di vista della terapia, chi invece da quello della mediazione familiare o dell’accompagnamento alla genitorialità.
In tal modo, ai lettori sarà data la possibilità di entrare in risonanza con stili, background teorico-clinici e ruoli differenti, vedendoli come diverse sfaccettature di un medesimo prisma.
Temi trattati
Si parlerà di ritiro sociale giovanile (o sindrome Hikikomori), di “plus-materno”, di trauma “latente”, di “accomodamento patologico” … e ancora: si parlerà delle forme “buone” della comunicazione familiare (quelle che stanno alla base della resilienza), di come comunicare le “bad news” ai bambini e, infine, del ruolo dei padri nel processo della separazione.
…Buona lettura!
Articolo della dott.ssa Stefania Pozzi, coordinatrice del Centro Mera-Gorini.
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