È stato affermato nei precedenti articoli, che per affrontare efficacemente questo momento di difficoltà emotiva dovuto alla “crisi coronavirus”, è importante sapersi dare una spiegazione e un racconto di quanto accaduto.
Oggi vogliamo portare la riflessione sulla prospettiva dei più piccoli, bambini e adolescenti, affinché sia chiaro a tutti che nella cosiddetta “ripartenza” bisognerà occuparsi anche dei loro percorsi evolutivi rimasti in sospeso: bisogna essere pronti a riconoscere eventuali segnali di disagio (che arriveranno, inevitabilmente, anche se in modi e tempi non prevedibili) e aiutarli a fare appello alle loro risorse che, per fortuna, sono sempre tante!
UN CAMBIAMENTO NEI FATTI
Anche i bambini piccoli, dei quali spesso si crede che “tanto non capiscono”, e invece anche loro capiscono eccome che il mondo è cambiato, il loro mondo, fatto di routine, di relazioni, di continuità degli affetti, di punto in bianco è stato sconvolto. Anche loro hanno visto i volti spaventati dei genitori. Anche loro hanno sentito la stranezza (o il dolore) del non frequentare più amici, cuginetti, nonni, che per molti erano delle figure di riferimento emotivo importanti. Certo li vedono nei display degli smartphone, ma cosa comprendono del perché di punto in bianco non possono più cantare le filastrocche con la nonna o dormire fra le sue braccia?
Da un lato queste interruzioni brusche dei contatti costituiscono ferite o piccoli traumi relazionali, comprensibili per gli adulti e gli anziani, ma senza senso (e quindi doppiamente dolorosi ) per i più piccini, che vivono come un abbandono o una perdita, la mancanza dei nonni a cui, molti , erano legati in modo profondo.
Dall’altro lato, i piccini impareranno sicuramente molto dallo sforzo di chi si prende cura di loro, a cominciare dagli anziani. Si pensi a tutti quei nonni che , pur di mantenere vivo il ricordo e lo scambio di affetto verso i loro nipotini, si sforzano di imparare l’utilizzo della tecnologia, anziani che magari vedevano con diffidenza gli smartphone, prima dell’epidemia, e adesso avviano videochiamate e si dilettano a fare versi al microfono pur di strappare un sorriso ai loro piccoli nipoti.
Siamo di fronte non solo ad una acquisizione di competenza informatica (“nonni in smart-working”), ma anche all’espressione di un impegno relazionale autentico:
Ci si assume la responsabilità di mantenere quel filo di continuità affettiva, che forse un domani aiuterà i più piccoli a ricucire lo strappo che si è creato nelle loro trame emotive profonde.
Così impareranno che, se i grandi non possono proteggerli da tutti i dolori del mondo, possono però mostrare loro con l’esempio che è possibile affrontare gli ostacoli, restando uniti. E che loro meritano lo sforzo di andare “oltre”.
I BAMBINI E LA SCUOLA
E i bambini più grandi, che di punto in bianco hanno smesso di frequentare la scuola, per aprirsi a una didattica on-line?
Elisa Rizza, mediatrice familiare, riflette su come la didattica online sia tutt’altro che una impresa facile, e tanto meno risolutiva di tutti i problemi dei ragazzi:
“Bisogna avere un computer a disposizione per ogni ragazzo, una connessione Wi-Fi abbastanza potente, una stanza tutta per sé (perché alcune lezioni necessitano di un ascolto), un’attenzione prolungata quanto basta per un paio di ore di lezione, poche distrazioni in casa…
Anche avendo tutte queste condizioni favorevoli, ci siamo dimenticati che manca il fattore più importante: il fattore umano, qualcosa che è alla base della nostra esistenza…LA RELAZIONE. La relazione viene minata dalla distanza che si è venuta a creare, e può essere parzialmente colmata dalla didattica on line…una metodologia che mette in atto le competenze, incentrato sul “facciamo qualcosa”, un mezzo che permette di non fermarsi, mentre tutto il mondo fuori è fermo. Una soluzione estemporanea, “palliativa”, viene da dire.”
BAMBINI E LITIGI IN FAMIGLIA
Da mediatrice familiare, Elisa Rizza non può evitare di pensare anche a tutti quei bambini esposti ai conflitti genitoriali. Scrive:
“L’isolamento determinato dalle misure per contrastare il coronavirus può causare sentimenti di irritabilità, insofferenza, che, unitamente alla convivenza forzata, possono inasprire i conflitti di coppia. Pensiamo alle coppie che vivevano una situazione di conflitto già prima dell’inizio della quarantena, e si sono trovate a dover vivere sotto lo stesso tetto mattina, pomeriggio, sera, notte. Pensiamo ai figli di queste coppie, che devono fare i conti con i litigi e le urla dei genitori, senza più avere la scuola o le uscite con gli amici come mezzo per staccare per qualche ora da questa situazione.
Pensiamo ai genitori separati che hanno salutato i propri figli un mese fa dicendo loro “ci vediamo il prossimo weekend” e si sono ritrovati a dover firmare un permesso scritto per poter vedere i propri figli.”
Se da un lato è prevedibile che i conflitti coniugali crescano in circostanze difficili come quelle attuali , dall’altro ricordiamo di tenere in primo piano i più piccoli .
Funzione genitoriale è, anche, contenimento emotivo. In primo luogo di se stessi.
ADOLESCENTI: CORPI VIRTUALI
Pensiamo ora agli adolescenti, per i quali il gruppo dei pari è un alleato così importante nel delicato processo di definizione di una loro identità emergente.
Adolescenti che stanno appena iniziando a capire come si fa a corteggiare una ragazza, a farsi inserire in un nuovo gruppo di amici, a esplorare il proprio corpo nella relazione con l’altro, affinché il corpo stesso possa nascere come corpo psichico…
Come faranno a riprendere il filo dei loro percorsi evolutivi, dopo una interruzione tanto brusca? Lo faranno, ma dobbiamo accompagnarli.
RICUCIRE LA TRAMA NARRATIVA
Il miglior modo per sanare la ferita psicologica, è sapersi dare una spiegazione del cambiamento. Bisogna raccontarselo, questo cambiamento. Altrimenti quella sofferenza rimarrà un vissuto senza nome, una sensazione incastonata nel corpo, potenzialmente traumatica.
È da poco passato il 25 aprile, una data importante, quanto meno per tenere viva la memoria di quello che è accaduto. Il ricordo di quella “liberazione”, che oggi risuona con il desiderio, struggente, di una nuova “liberazione”: liberazione dal virus, liberazione dalla quarantena, liberazione dall’angoscia. Troveremo dei modi per uscire, per liberarci, ma è importante capire come lo stiamo facendo e tramandare anche alle generazioni future la memoria di questo passaggio epocale. E lo faremo in modi efficaci nella misura in cui sapremo creare una narrazione che tenga conto di tutti gli elementi in gioco, senza eliminare i personaggi scomodi, ma includendoli nella storia in modi che li rendano accettabili.
Anche ai bambini dovremo raccontare questi cambiamenti, in modi adeguati alla loro età, alle competenze cognitive e al loro diritto di essere contenuti emotivamente. Spiega Maria Fusetti:
“I bambini hanno il diritto di conoscere la verità, è importante parlare con loro di questa emergenza sanitaria, usando però un linguaggio appropriato alla loro età cercando di cogliere le loro reazioni ed essere sensibili al loro livello di ansia, cosi da non sottovalutare le preoccupazioni che emergono e riuscire a rassicurarli.
I bambini assorbono gli stati emotivi degli adulti ed è dunque utile che i genitori siano consapevoli delle paure e preoccupazioni che stanno provando, allo stesso tempo però mettendo in campo delle strategie regolatorie volte a contenere tali emozioni affinché esse non “travolgano” i figli.
Con i bimbi più piccoli fino ai 3 /4 anni è sufficiente una semplicissima spiegazione, priva di dettagli che non sarebbero in grado di comprendere, per esempio “ la scuola è chiusa perché c’è un’influenza molto forte e ci sono molte persone ammalate quindi non possiamo uscire nemmeno noi a giocare…”.
Teniamo presente che più i bambini sono piccoli e più assorbono lo stato emotivo dell’adulto, in questo caso diventa più importante la gestione dell’ansia da parte dei genitori che le spiegazioni pratiche che comunque è bene dare.
Con bambini più grandi, fino ai 9 anni, potrebbe essere utile parlarne, chieder loro cosa sanno, cos’hanno sentito riguardo a quanto sta accadendo, ma senza dare troppe spiegazioni scientifiche e sociologiche perché non hanno ancora le capacità cognitive per comprenderle e senza esporli a trasmissioni sull’argomento o telegiornali con immagini forti.
Potrebbe essere più utile passare informazioni sulle norme igieniche, in forma anche ludica, per proteggersi dal virus. Si possono trovare, in internet, dei filmati adatti ai più piccoli che spigano in modo adeguato la situazione attuale.
Quando i figli vengono “informati” sulle motivazioni per cui la loro vita è cambiata può essere per loro più tollerabile accettare le restrizioni e più stimolante attuare, con l’aiuto dei genitori, una riorganizzazione delle giornate.
Una volta che tutti ci saremo allineati aI contesto attuale potrebbe essere faticoso ripristinare i “vecchi” ritmi, ma affrontare insieme, genitori e figli, questo difficile momento potrà essere utile per la “ripartenza”.
Non abbiate paura a parlare con i vostri bambini perché dimostrano spesso di avere risorse e competenze che gli adulti non si aspettano.”