Diventare genitori è una delle tappe della vita che la maggior parte delle persone, prima o poi, immagina di poter varcare. A volte ci sono paure o diverse priorità che portano a posticipare la ricerca attiva di un figlio, altre volte si sceglie di non averne proprio; ma quando una coppia, giunta ad un periodo di maturità nella relazione, sviluppa il desiderio di aprirsi a questa nuova dimensione progettuale, eventuali intoppi non previsti lungo il percorso possono creare forte destabilizzazione emotiva, sia personale che all’interno della coppia stessa.
ASPETTI PSICOLOGICI DELL’INFERTILITA
Nella letteratura scientifica, gli aspetti psicologici dell’infertilità sono stati approfonditi sia rispetto al “prima”, ossia le cosiddette “ipotesi psicogene” circa il ruolo di alcuni conflitti e traumi non elaborati nell’insorgenza di un problema di infertilità idiopatica-non spiegata (ad es., Auhagen-Stephanos, 1991; Deutsch, 1925; Torretta, 2011), sia rispetto al “dopo”, ossia le conseguenze psicosociali determinate da questo evento di vita. Dal punto di vista del ciclo di vita della famiglia, le coppie infertili si trovano a dover fare fronte a dei compiti evolutivi supplementari, come:
– l’elaborazione delle diverse perdite, reali e figurate, riguardanti i tentativi di concepimento falliti (aborti e perdita dell’immagine di sé come fertile),
– la trasformazione dell’identità personale e di coppia, dove spesso era sottesa una implicita promessa di generare insieme,
– la presa di decisione sul modo di affrontare le prime difficoltà, rivolgendosi ad esempio ad uno specialista per un consulto e, a fronte di una eventuale diagnosi di infertilità o sterilità[1], l’elaborazione della stessa e la presa di decisione sui passaggi successivi, che possono riguardare l’inizio di un iter adottivo, di un percorso di procreazione medicalmente assistita, la scelta di ri-direzionare la propria tensione generativa su altri progetti di vita, etc.
[1] Sebbene i due termini vengano talvolta usati come intercambiabili, a livello specialistico la parola infertilità rimanda alla difficoltà a concepire in modo naturale o a portare a termine una gravidanza, a fronte di rapporti non protetti lungo l’arco di almeno un anno, mentre per sterilità si intende una condizione fisica permanente e conclamata in uno o entrambi i partner, che rende impossibile il concepimento (ASRM, 2008); inoltre a volte ricorre anche il termine di subfertilità, per indicare qualsiasi forma o grado di ridotta fertilità in coppie che tentano di concepire senza successo (Jenkins et al, 2004).
VISSUTI EMOTIVI
Chiaramente, trattandosi di uno “stallo alla condizione della coppia” non cercato e spesso inaspettato, il disagio emotivo vissuto dai due partner è solitamente elevato, al punto da costituire una vera e propria crisi sia per l’individuo che per la coppia (Salerno, 2010; Visigalli, 2011).
Un aspetto per certi versi paradossale è che la coppia infertile si trova a dover attraversare una “transizione alla non-genitorialità” (Matthews & Matthews, 1986), dove lo stress è dato proprio dal “non-evento”.
Dall’ansia iniziale per i primi tentativi falliti, la coppia passa attraverso sentimenti di shock per la diagnosi, per poi convivere con emozioni molto disturbanti come rabbia, invidia, depressione, senso di inadeguatezza, fallimento. Secondo Ardenti (2011) le persone che incorrono in una patologia della riproduzione possono andare incontro ad una vera e propria “sindrome da sterilità”, data dalla ferita narcisistica, cioè all’autostima e all’identità, con senso di impotenza o inadeguatezza e stallo nell’alternanza fra entusiasmo (nel periodo fecondo) e delusione (l’arrivo del ciclo mestruale). A volte possono insinuarsi pericolosi sensi di colpa che sfociano anche in cognizioni irrazionali controproducenti (Visigalli, 2011).
LA COPPIA E… GLI ALTRI
Alcune persone tendono a gestire queste potenti emozioni con strategie di autocontrollo volte a limitare la condivisione di informazioni e vissuti con altre figure esterne alla coppia, come amici e parenti. Frequente è poi il progressivo isolamento sociale, a fronte del bisogno di evitare il dolore connesso allo stare insieme ad altre coppie “normali” che hanno conseguito il successo riproduttivo. Da non trascurare il peso di frasi inopportune, purtroppo frequenti, come: “allora, cosa aspettate a fare un figlio?!”, “adesso è il nostro turno con le culle, i prossimi siete voi!”. La difficoltà della gente (familiari, amici, conoscenti) a considerare la possibilità che “l’evento più atteso nella vita” possa anche non verificarsi, o arrivare con difficoltà, accentua la sensazione di “anormalità” e il disagio sociale nella coppia infertile. Tutto questo limita le occasioni di beneficiare del supporto sociale nella modulazione dello stress psichico.
Un problema aggiuntivo si verifica quando l’evitamento delle emozioni dolorose connesse all’infertilità caratterizza il funzionamento interno della coppia: in questo caso i partner perdono anche la possibilità di un confronto e mutuo sostegno tra loro, la co-costruzione di una narrativa capace di elaborare e dare senso al proprio non-evento, che rischia di rimanere un dolore “senza nome”, potenzialmente traumatico (Jaffe & Diamond, 2011).
INTERVENTO PSICOLOGICO: HOW?
Per queste ragioni, può essere particolarmente indicato un intervento psicologico di tipo supportivo volto a favorire l’elaborazione del senso di perdita, a mantenere una coesione e qualità della vita di coppia (che a volte viene messa a rischio dall’ansia di rimanere senza figli), e a ristabilire o mantenere le giuste energie con cui fare fronte a tutti gli step successivi, a loro volta fonte di stress fisico, organizzativo ed emozionale.
È importante che la coppia possa vivere lo spazio psicologico come una opportunità, per rimettere a fuoco le risorse che già ha, in modo da affrontare al meglio possibile le sfide che si trova innanzi, e non come un giudizio patologizzante.
Sebbene sia possibile che in alcune forme di infertilità entrino in gioco fattori emotivi e relazionali profondi, a nulla serve sottolineare questo aspetto, che rischia solo di rafforzare disfunzionali sensi di colpa. La risoluzione di eventuali nodi conflittuali pregressi porterà giovamento al modo in cui la coppia nel presente affronta la situazione di vita contingente, ma è bene, a mio avviso, che il focus rimanga sul significato attuale dell’evento stressante e sulla mobilitazione delle risorse disponibili. Un secondo aspetto di rilievo è la considerazione della coppia nella sua interezza: inconsci od espliciti rimproveri a sé o al partner “portatore di sterilità” possono palesarsi come incudini che lentamente scardinano il legame amoroso, mentre la realtà è che, di fatto, qualunque sia il problema organico, l’infertilità come evento psichico è una condizione della coppia, non riducibile o attribuibile ad uno solo dei due partner (Visigalli, 2011).
Inoltre, l’intervento clinico dovrebbe veicolare il messaggio che il paziente è la coppia, attraverso richiami espliciti ma anche con la semplice decisione di convocare entrambi i partner, almeno nei colloqui iniziali, anche quando è solo uno dei due a farsi portavoce della domanda di aiuto.
L’esperienza con l’infertilità o con la sterilità si presenta come un percorso a “step”, non definito dalla sola comunicazione della diagnosi. Già prima della diagnosi ufficiale, la coppia attraversa fasi più o meno lunghe di tentativi falliti, sviluppando incertezza, preoccupazione e la consapevolezza nascente che “qualcosa non funziona”. Rilevante è il momento in cui uno o entrambi i partner decidono di rivolgersi ad uno specialista per fare degli approfondimenti, scelta talvolta rimandata per il timore di cosa potrebbe emergere dagli esami strumentali. Il momento della diagnosi, poi, può confermare aspettative angosciose o costituire un momento di sollievo per la sensazione di essere giunti finalmente su una giusta imbarcazione (quella del supporto specialistico) che permette di navigare in acque più chiare, vedendo la realtà e affrontandola consapevoli di “avere fatto tutto il possibile”.
Comunque, dopo una diagnosi la coppia deve operare un importante processo di presa di decisione, che può il proseguire con trattamenti di tipo medico (PMA), valutare un iter adottivo, rinunciare alla genitorialità naturale e reinvestire in nuovi progetti di vita, e così via. Chiaramente la scarsa conoscenza di queste tematiche, unita al disagio emotivo presente, possono complicare ulteriormente questo processo decisionale, di per sé non semplice. Per tale ragione, a volte viene proposto un intervento di counselling di decision-making, mirato a sostenere la valutazione delle possibilità reali, considerandone i pro e i contro in funzione dei propri valori e priorità di vita. A seconda delle scelte che le coppie faranno, si potranno allora aprire scenari differenti che contemplano ciascuno la propria quota di stress, speranza e qualità di vita.
Nel caso in cui la coppia propenda per un iter di procreazione medicalmente assistita (PMA), potrebbe rendersi utile un colloquio in cui esplorare le aspettative circa questo percorso, in termini di risoluzione del problema (bilanciando una sana speranza con attese di tipo realistico), impatto sulla propria vita personale, di coppia e lavorativa, impegno finanziario ed emotivo. Sicuramente il percorso medico presenta un carico di stress significativo, che andrà inserito nel contesto della propria organizzazione giornaliera e che richiederà una particolare sensibilità, da parte di entrambi i coniugi, verso i modi di comunicare il disagio e la fatica e trovare modi per farvi fronte insieme.
L’utilizzo combinato di colloqui di supporto psicologico, il mantenimento di spazi vitali liberi dal “problema infertilità” e l’impiego di metodi semplici ma efficaci per elaborare le potenti emozioni di questo periodo (ad esempio, interventi basati sulla scrittura espressiva, che prevedono sessioni a casa e condivisione nella seduta psicologica), possono costituire un valido ausilio per le coppie durante l’iter di PMA e al suo termine.
Laddove possibile, interventi di counselling in gruppo, basati sulla partecipazione di più coppie accomunate dal medesimo problema dell’infertilità, possono risultare particolarmente utili per favorire un migliore senso di accettazione, normalizzare i vissuti e la condizione di vita, sviluppare prospettive alternative con cui poter abbracciare il problema in maniera efficace, ma anche valutare quando e come interrompere la terapia, prima che “la cura danneggi il malato” (per uno sforzo psicologico divenuto insostenibile e non fruttuoso).
L’utilità dell’intervento psicologico (a livello decisionale, di sostegno e terapeutico) è ribadita anche nelle LINEE GUIDA (2015) CONTENENTI LE INDICAZIONI DELLE PROCEDURE E DELLE TECNICHE DI PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA Art. 7 – Legge n. 40/2004, consultabili sul sito del ministero della salute (www.salute.gov.it). A pag. 5 si legge:
“L’attività di consulenza è un processo di comunicazione, riconosciuto di grande beneficio, correlato ad ogni tipo di trattamento offerto. Ogni centro di PMA dovrà prevedere la possibilità di consulenza alla coppia e la possibilità di un supporto psicologico per la donna e le coppie che ne abbiano necessità. L’attività di consulenza e di supporto psicologico deve essere resa accessibile, quindi, in tutte le fasi dell’approccio diagnostico terapeutico dell’infertilità e, eventualmente, anche dopo che il processo di trattamento è stato completato, a prescindere dall’esito delle tecniche applicate.”
BIBLIOGRAFIA SUUL’NFERTILITA’:
- Ardenti, R. (2011). Sindrome da Sterilità: il complesso d’inferiorità e la relativa compensazione. Rivista di Psicologia Individuale, 69, 51-61.
- Auhagen-Stephanos, U. (1991). Wenn Die Seele nein sagt. Vom Mythos der Unfruchtbarkeit, Hamburg, Rowlt Verlag GmbH; trad. It. La maternità negata. La paura inconscia di un figlio desiderato, Torino, Bollati Boringhieri, 1993.
- Deutsch, H. (1925). The psychology of women in relation to the functions of reproduction. The International Journal of Psycho-analysis, 6, 405.
- Jaffe, J., & Diamond, M. O. (2011). Reproductive trauma: Psychotherapy with infertility and pregnancy loss clients. American Psychological Association.
- Matthews, R., & Matthews, A. M. (1986). Infertility and involuntary childlessness: The transition to nonparenthood. Journal of Marriage and the Family, 641-649.
- Salerno, A. (2010). Vivere insieme. Tendenze e trasformazioni della coppia moderna. Bologna: Il Mulino.
- Torretta, R. (2011). Costituzione identitaria e possibile incidenza dell’evento traumatico non elaborato nella diagnosi di infertilità inspiegata o parzialmente inspiegata. Ricerca psicoanalitica, 2, 113-128. Doi: 10.3280/RPR2011-002009
- Visigalli, R. (2011). Sterilità e infertilità di coppia: counseling e terapia psicologica. Milano: Franco Angeli.
Articolo originariamente pubblicato sul sito https://psicologapozzi.com